Ricordando Polenta e baccalà a Ivrea la Bella – di Rocambole S. P. Garufi

A Ivrea la Bella Mugnaia chiudeva lo storico Carnevale e le impietose Battaglie fra quartieri a colpi di arance, offrendo l’allusione di un piatto dai sapori deliziosamente prepotenti.

Era lo stesso spirito che ritrovai nello straordinario film “Una donna allo specchio”, con l’eccitante interpretazione di Stefania Sandrelli e la regia innamorata di Carlo Quaregna (che fu mio stimato collega – nell’Istituto Tecnico- commerciale della Città, il “Giovanni Cena”, preside l’ing. Buttiglieri, nell’anno 1974/75, egli insegnava ragioneria, mentre io, ancora laureando, insegnavo stenografia, sistema Meschini -.

Ivrea, in quegli anni, era qualcosa di vicino alla Parigi di Hemingway. Aveva donne con la serietà più intelligente, perché ti amavano senza impegni e senza drammi, con lo spirito con cui si conduce un’indagine letteraria. C’era levità del vivere e impegno politico – a Sinistra come a Destra . A Piazza Ottinetti trovavi il bel Teatro Giacosa e l’edicola all’angolo, in cui ogni mattina acquistavo “Le Monde”.

E, ancora, passeggiavi sul lungo-Dora e ti sedevi al bar dove bevevi una calda tazza di ciccolato, parlando di Cile, poesia e rivoluzione.

E che dire delle domenicali gite in bicicletta sul Lago di Viverone, o sul Lago di Candia (Aj, la trota al burro!). E qualche volta, in macchina, a Pont Saint-Martin, a Gressoney la Trinité, a Saint-Vincent, a Courmayer, a Chamonix, a Ginevra…

Tre nazioni sorridenti e gaudenti si davano la mano e facevano quegli anni irripetibili.

Ah, la gioventù! Bisognerebbe avere l’intelligenza e la coscienza dei vecchi per capirne tutta la felice esuberanza e incoscienza!

Per sentirsi in pace con Dio e con il mondo, allora, bastava un’osteria e una donna vicina, mentre ascoltavi degli intonatissimi ubriachi cantare “Chevavier de la table ronde”.

Rocambole S. P. Garufi